AUTENTICI E FELICI
Quale immagine abbiamo di noi stessi e quale invece gli altri?
Se le mettiamo insieme coincidono o gli altri hanno di noi un’idea è profondamente diversa?
E ancora chi ci conosce ha un’unica immagine o ce ne sono varie, a seconda del tipo di rapporto che abbiamo con loro: una diversa immagine a seconda che siano colleghi o clienti, che siano amici o famigliari, che siano i nostri genitori o persone che conosciamo sui social, ecc.
Probabilmente è proprio così: ciascuno si è creato una sua personale immagine di noi.
Poi, un giorno, ci vestiamo in modo diverso, usiamo un’espressione verbale diversa, o altro e ci dicono: “Non ti riconosco più!”
A questa reazione potremmo essere molto felici perché in quel momento noi ci sentiamo autentici, ma molto spesso ci sono reazioni di sorpresa e alle volte anche di stizza come se quell’esclamazione ci metta davanti al fatto che fino a quel momento gli altri abbiano conosciuto qualcun altro, ma la responsabilità di tutto questo è la nostra!
Siamo noi che, con i gesti e comportamenti, nel momento in cui comunichiamo agli altri – e comunichiamo sempre, anche quando semplicemente siamo presenti, alle volte anche con la nostra assenza – stiamo stimolando una certa idea di noi piuttosto che un’altra.
In pratica rinnoviamo incessantemente la nostra storia personale comunicandola all’esterno, facendo in modo tale che il nostro punto di riferimento, l’unità di misura del nostro valore siano gli altri. In questo modo il nostro successo piuttosto che la qualità o la quantità di risultati che otteniamo dipendono dall’esterno e non da noi.
Va tutto bene se quello che gli altri ci ritornano è quello che profondamente ci fa stare bene, quello che non ci fa fare fatica per mantenere viva la nostra storia. Ma se lo sforzo diventa eccessivo, se cominciamo con i “vorrei ma non posso” qualcosa non funziona: non ci stiamo ascoltando con attenzione e non stiamo cercando, per poi intraprendere, la via che porta alla nostra realizzazione.
Quali sono le cose gli altri ci riconoscono e che noi invece non sentiamo ci appartengano?
Quali aspetti non mettiamo in luce perché riteniamo che gli altri non capirebbero?
Queste ombre possono essere i nostri punti di forza.
Esternarli porterebbe a mantenere alta la nostra energia che non va così dispersa nel nasconderci.
Potremmo essere più autentici, scoprendo che questi aspetti nascosti possono diventare i nostri talenti: ogni medaglia ha due facce!
Motto: Essere se stessi fa risparmiare energie per la felicità.
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