LEGGEREZZA E FELICITÀ, DESIDERI E DISCIPLINA
Leggevo in questi giorni un’intervista al Dott. Franco Berrino sul Corriere della Sera. L’epidemiologo illustra come l’attuale società occidentale ci vuole tristi per poter continuare a sostenere i consumi, in particolare quelli alimentari e farmaceutici, alimentando desideri inutili o non necessari, preferendoli ad un vita sana, piena e soddisfacente, spingendoci verso prodotti e servizi che non fanno altro che nutrire vuoti individuali, facendoli diventare sempre più profondi.
Berrino parla di leggerezza, di come attraverso essa si possa arrivare a una contentezza e sicurezza personali, a una gratificazione data dall’essere e non dal fare o avere.
Leggere questo mi ha portato a riflettere su di me e sulla mia personale opinione su questi aspetti.
Sono una persona che ama sperimentare, che vuole quindi provare spesso esperienze nuove, una persona a cui è facile proporre cose nuove da saggiare o in cui sperimentarsi ma… e qui arriva il ma, ho scoperto da tempo quanto possa essere deleterio l’eccesso, sia per la mia efficienza fisica e professionale che per la mia efficacia nel raggiungere gli obiettivi che mi prefiggo. Per eccesso intendo un’abbondanza non consapevole di interessi, di alimentazione, di impegni. Da questo è nata la mia esigenza di disciplina ferma e gentile.
Nel mio campo mettere insieme fermezza e gentilezza con la parola disciplina non è così comune. Ho trovato spesso professionisti del coaching che spingono i clienti verso una disciplina ferrea, quasi militare, che non consente il minimo sbaglio o cedimento. Personalmente non credo sia l’approccio più efficace per far sì che gli individui raggiungano i propri obiettivi perché non tiene conto del modo naturale con cui l’essere umano risponde alle sollecitazioni quotidiane, alle esperienze – a volte disastrose o sconvolgenti – che la vita presenta.
La linea retta, anche se la più breve,
non è la più realistica con cui si ottengono i risultati.
non è la più realistica con cui si ottengono i risultati.
Nella vita reale si manifestano ostacoli non previsti, cambi di programma forzati, non voluti a cui si deve far fronte. Ci distraiamo facilmente e diventiamo inconsapevoli di essere appesantiti da desideri e obiettivi non nostri accorgendoci tardi di vivere una vita in cui non siamo felici e di cui siamo insoddisfatti.
Se questa è la normale condizione umana e la società in cui siamo immersi approfitta di tutto ciò per aumentare le distrazioni e i desideri inutili, come possiamo raggiungere la felicità (condizione a cui l’uomo tende)?
A una domanda come questa la mia risposta è diventare esperti nell’esercizio di una disciplina ferma e gentile che, quando ci si distrae e si devia o ci si allontana da sé, possa riportarci alla nostra essenza. Per fare questo è necessario individuare dei punti fermi personali sui quali poter contare e tornare in qualsiasi momento.
Come esseri umani ne abbiamo alcuni: il respiroe il corpo ne sono esempi ed è per questo – tornando all’intervista di Berrino con cui ho aperto questo post – che è indispensabile essere lucidi, leggeri, essere attenti a quanto ciò che vogliamo, mangiamo, facciamo sia frutto di ciò che appartiene veramente al nostro essere e non sia frutto di ciò che la società ci propone o ritiene corretto.
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