COLLERA: ACCORGERSI E CAMBIARE
Cosa ti manda in collera?
Il modo di fare delle persone, i loro giudizi, il fatto che gli altri non si conformino alle tue volontà o a quello che tu pensi sia giusto o sbagliato?
Può essere o le motivazioni possono essere molte altre.
Quando si prova quest’emozione non è certo da cacciare cominciando a dire che non esiste e che il mondo è tutto una meraviglia. La rabbia è uno stato d’animo, come del resto qualsiasi stato emotivo, da innanzitutto riconoscere per poi poterla sciogliere o consentirci di cambiare stato in modo utile per noi.
Ugualmente quando ti arrabbi quanto a lungo perdura quest’emozione dentro di te? Quanto la collera così come l’abbiamo descritta sopra governa la tua giornata o addirittura la tua vita?
Ci sono persone che restano legate a questo stato per ore, giorni, settimane addirittura anni.
Probabilmente anche tu hai conosciuto o sai di famiglie o amici che dopo un litigio non si parlano più o non si sentono per decine d’anni.
Tutto questo non ha senso e ti spiego il mio punto di vista: ci si arrabbia per il comportamento che una persona ha avuto nei nostri confronti o nei confronti di una situazione o di altri, ma il comportamento non è una cosa consistente, è mutevole.
E’ poco utile se non poco logico arrabbiarsi per qualcosa che nel tempo o nelle situazioni può modificarsi (e molto).
Pensa a te stesso e a come ti può capitare di comportarti diversamente in situazioni simili: ad esempio se un pedone che ti attraversa la strada all’improvviso in una giornata in cui il tuo umore è storto potresti arrabbiarti, fermarti, inveire contro la persona o se tutto questo succedesse in un quartiere malfamato il tuo comportamento potrebbe essere quello di proseguire senza nemmeno pensare di scendere dall’auto.
Le persone non sono i loro comportamenti, nemmeno tu!
Capire questo meccanismo, tenerlo presente e viverlo è una grande liberazione.
Non significa che non possiamo avere scontri con gli altri, ma se siamo consapevoli e non mettiamo un’etichetta sulle persone la nostra emotività sarà diversa: più distaccata, che non significa diventare insensibili o freddi.
E’ utile tener presente che le nostre reazioni sono relative allo specchio che gli altri ci propongono di noi stessi, sono proiezioni di noi sugli altri.
Nell’attacco agli altri attacchiamo qualcosa di noi stessi che non vogliamo, in generale, riconoscere.
Per questo dopo la prima re-azione a comportamenti che non ci piacciono è utile rallentare, fermarsi e porsi domande che possano potenziarci e non farci entrare in un circolo vizioso di collera e chiusura: nelle domande che ci poniamo troviamo il modo per affrontare le situazioni che incontriamo.
Vale la pena cominciare dal chiedersi quali sono le situazioni che veramente ci alterano e poi rispondere per iscritto ad alcune domande che possono essere molto vantaggiose come:
- Che specchio di me è l’altro?
- In che occasioni mi comporto nello stesso? (Ricorda che spesso la forma è diversa, ma è uguale il contenuto)
- Di cosa è convinta una persona per comportarsi in quel modo?
- Quali sono i valori che producono quel giudizio nell’altro?
La scrittura è una delle forme migliori per la nostra crescita ci mette di fronte alle parole che usiamo, ai momenti di stop, i quali ci insegnano che lì sta il nostro blocco e… mentre scriviamo già stiamo iniziando a risolvere.
Motto: Quando mi “accorgo” sto già cambiando.
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