LA FELICITA’ DEL “TROPPO”
Le frasi che ricorrono nella mia mente quando ripenso alla mia infanzia spesso iniziano con “Non si deve essere troppo…” o “Sei troppo…”: troppo esuberante, troppo appariscente, troppo emotiva.
Per andare bene qualsiasi cosa non doveva essere “troppo” e io ho passato un’enormità di tempo a cercare di essere “giusta”. Sono diventata invisibile per un sacco di tempo, ho smesso di piangere davanti agli altri, ho smesso di dire la mia opinione.
La mia esperienza non è molto lontana da quella fatta da tante donne nel passato, ma ancora oggi molti genitori o adulti insistono, soprattutto con le bambine, che l’obiettivo primo non è conoscere, riconoscere e vivere chi si è, ma è adeguarsi.
Quello che succede con l’accettazione di tutto questo non è l’eliminazione delle emozioni, delle ferite, dell’istintività che ciascuna di noi possiede, ma è la loro repressione. Si rinchiude tutto ciò che non è accettabile per la famiglia, la società dentro di sé, nel proprio corpo, nei muscoli cercando di rendere inaccessibili istinti, sentimenti, conflitti.
C’è una sorta di distacco, una separazione che può andare avanti tutta la vita o che attraverso una scelta consapevole e il relativo percorso di guarigione o se si preferisce di riequilibrio può essere finalmente rimossa scendendo nella profondità dell’essere donna.
Questo passaggio, fondamentale per riappropriarsi di sé, non può essere precipitoso ma è lento e progressivo perché può spaventare: rende sgomente scoprire quanto si è trascurato, nascosto, represso, quanto si è giudicato di se stesse, riconoscere la propria ombra e integrarla, perdonare noi stesse per il tradimento che ci siamo perpetrate per seguire i consigli di chi abbiamo messo su un piedistallo e invece di riconoscerlo come essere umano.
Quello che accade quando riusciamo a fare un passo dopo l’altro verso il riunirci a noi stesse ha il sapore della meraviglia, ma anche della riscoperta di luoghi conosciuti da sempre e quasi dimenticati.
Accade quando finalmente scegliamo deliberatamente di metterci al primo posto anche semplicemente dedicando un po’ di tempo all’ascolto, alla meditazione, alla semplice respirazione. Si tratta di un tempo in cui facciamo emergere ciò che abbiamo nascosto per poi scrivere, parlare, disegnare quello che è avvenuto dandogli forma riconoscendo cosa è accaduto e soprattutto cosa accade nel nostro corpo.
Motto del giorno: Riconosco e amo le emozioni che ho racchiuse nel mio corpo.
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