Sai sempre cosa accadrà?
Quanto bisogno abbiamo di controllare quanto ci accade?
In genere moltissimo, se non abbiamo fatto su noi stessi un lavoro profondo sui temi del giudizio, del lasciar andare, della permalosità.
Sono questi i punti principali che ci portano alla necessità di controllare ciò che ci accade e chi c’è attorno a noi sia in ambito personale che professionale.
Facendo supposizioni su quanto può pensare o dire l’altro, su cosa può accadere se…. noi esprimiamo paura.
Si tratta di paura dell’altro, di essere giudicati mentre siamo noi a giudicare per primi.
Si tratta di paura dell’altro, di essere giudicati mentre siamo noi a giudicare per primi.
Abbiamo paura di chiedere cosa pensa veramente la persona con cui interagiamo; non vogliamo approfondire il suo pensiero o osservare le sue azioni.
In questo modo ci creiamo un mondo fatto di illusioni.
Illusioni che spesso poi diventano realtà, non tanto perché “destinate” a realizzarsi, quanto perché noi abbiamo cominciato a comportarci, parlare e osservare solo quanto poteva portare inevitabilmente a realizzare quanto abbiamo pensato.
Illusioni che spesso poi diventano realtà, non tanto perché “destinate” a realizzarsi, quanto perché noi abbiamo cominciato a comportarci, parlare e osservare solo quanto poteva portare inevitabilmente a realizzare quanto abbiamo pensato.
Immaginate ad esempio un progetto a cui tenete moltissimo e che deve essere approvato da un superiore o da un cliente. Per quanto siate sicuri del lavoro fatto la realizzazione non sta definitivamente a voi e cominciate a fantasticare sul momento della presentazione e del relativo momento dell’autorizzazione al realizzo.
La nostra mente può immaginare i più piccoli dettagli e correre avanti nel tempo quanto lontano vogliamo: i dialoghi, i rumori, i profumi della situazione, i colori.
La nostra mente può immaginare i più piccoli dettagli e correre avanti nel tempo quanto lontano vogliamo: i dialoghi, i rumori, i profumi della situazione, i colori.
Il punto è che comunque non è ancora accaduto. E’ un’illusione.
Certo può essere un modo per prepararsi al futuro, ma in questo modo lo stiamo anche vincolando a situazioni che sono presenti solo nella nostra mente.
Non possiamo – ed è presuntuoso farlo – conoscere fino in fondo i pensieri altrui e tentare di forzarli è come mettere sul fuoco una pentola a pressione: con il tempo scoppia.
Tutto questo vale anche se noi pensiamo che gli altri sappiano cosa pensiamo, di cosa abbiamo bisogno o cosa vogliamo.
L’unico modo di evitare malintesi, giudizi errati e inutili è chiedere.
Con le persone in aula, in coaching sono stati molti i modi con cui mi sono confrontata con la mancanza di coraggio nel chiedere ha portato a situazioni disastrose: contratti perduti, licenziamenti, discussioni famigliari, amicizie perdute.
Non è stato facile all’inizio nemmeno portare l’attenzione sul fatto che le persone erano partite da supposizioni arbitrarie; nel momento in cui se ne sono rese conto il cambio di posizione è stato immediato.
Chiedere è la soluzione.
Chiedere anche quando sembra di aver capito, riepilogare con le persone , chiedere ciò che si vuole, manifestare le proprie perplessità e dubbi.
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