INCONTRARE L’ALTRO: L’INIZIO DI UNA RELAZIONE
Incontrare l’altro non è solamente incontrare altre persone, significa incontrare anche altre situazioni, fare nuove esperienze, scoprire parti di noi che teniamo nascoste, anche in modo inconsapevole.
Cosa ci attira nell’altro?
Cosa ci fa scegliere di entrare in una relazione con una persona piuttosto che un’altra?
Si dice che “gli opposti si attraggono” ed in effetti è vero. Si cerca la manifestazione dei nostri ideali: l’uomo o la donna perfetto, l’amico o l’amica del cuore, il genitore, l’insegnante, ecc… è da qui che nasce la fase dell’innamoramento, dalla ricerca e scoperta nell’ “altro” della espressione tangibile di qualcosa che fino a quel momento era solamente nella nostra testa, quasi un’immagine utopistica.
È il periodo più bello, quello in cui la relazione si esprime in momenti di divertimento, complicità, sincronicità e appagamento: tutto sembra accada come per magia. Succede anche nel mondo professionale di entrare in un nuovo ruolo o cominciare un nuovo lavoro e trovare che tutto ci affascina, accade di impegnarsi al punto tale da non accorgersi del tempo che passa.
Poi…
Che succede quando la magia sembra finire?
Il tempo trascorre e si scopre la quotidianità, o meglio, si vive l’ordinarietà di essere accanto alla persona di cui ci si è “innamorati”, da cui ci siamo sentiti affascinati. Si capisce cosa significa la ruotine del nuovo lavoro.
Le dinamiche che si sviluppano da quel momento in poi possono essere molto diverse:
- Ci si può ogni giorno re-inventare la relazione. Questo implica un lavoro da parte di tutti coloro che sono coinvolti nella costante ricerca del “nuovo” che ci può essere o che si può far nascere. Significa, quotidianamente, avere occhi nuovi per trovare quello che ancora non si è scoperto nell’altro diverso da noi.
- Ci si può allontanare. Se non si fa un lavoro di consapevolezza su di sé, di crescita personale si può concludere la relazione, il rapporto con un nulla di fatto, lamentandosi che la persona o l’esperienza non erano affatto come si erano presentati all’inizio; ci si può raccontare che solo con il tempo si conoscono veramente le persone, che si finisce sempre con la persone sbagliate. Ma questo è un po’ nascondersi dietro se stessi perché spesso proprio quello che ci affascinava ora ci disgusta.
- Ci si può allontanare anche quando, dopo un lavoro attento su di sé si sceglie, con consapevolezza, che quella situazione non fa per noi e che l’esperienza si è conclusa. In questo caso non ci saranno rimpianti, rimorsi o lamentele di sorta.
- Si può stare insieme e imparare l’uno dall’altra, dall’esperienza perché quando tutto è iniziato siamo stati affascinati da qualcosa che sentivamo ci mancava e che ci sarebbe piaciuto avere o manifestare, che forse pensavamo di avere ma non sapevano come poter esprimere. In questo caso possiamo chiedere a chi ci è accanto – o metaforicamente alla situazione che stiamo vivendo, nel caso ad esempio del lavoro – insegnami!
- Insegnami ad essere più estroverso, più realistico, più stabile, più divertente, più creativo…: cosa hai visto nell’altro che ti è piaciuto di più?
Quest’ultima situazione è la più favorevole alla nostra e altrui crescita: imparare dalla relazione, arricchirci di nuovi comportamenti, di nuovi modi per esprimerci come non conoscevamo.
È quello che viene chiamato uscire dalla zona di confort per divenire così persone più ricche, consapevoli, capaci di scegliere nelle diverse situazioni come agire senza essere condizionati.
In questi giorni di festa in cui molti amori nascono, altri vengono rimpianti o lasciati a nuovi corsi, altri ancora portati a nuova vita, il mio augurio è di guardarsi dentro con una domanda:
“Cosa mi piace nell’altro?”
E proseguire con una richiesta:
www.antonellacasazza.com