Trasformati
Amo le favole, i racconti, i miti. Mi incantano, in essi sono nascosti ogni volta significati diversi, ecco perché ogni tanto ne propongo.
Prendo a prestito storie, poesie che mi hanno particolarmente colpito o che, a mio parere, possono essere di ispirazione perché lo sono state per me.
Questa è una storia al femminile e utilizzabile al maschile, in cui leggere ciascuno mille significati diversi.
La versione che propongo è una trascrizione di C. Pinkola Estés che a sua volta ha scelto la versione di Ovidio in Metamorfosi.
Ciascuno potrà trovare che riguardi, come tutti i miti, particolare aspetti della esperienze che la vita porta con se. Ed è così-
Ciascuno di noi, leggendola, troverà il senso più vicino a ciò che è importante per lui in questo momento.
Quale è?
Nella mitologia greca Callisto era una splendida ninfa, uno spirito delle foreste. Si era consacrata ad Artemide, la grande dea della caccia, per vivere senza alcun legame umano e mondano, seguendo invece ideali elevati e divini. Ciò comprendeva l’impegno a non sposarsi.
Eppure un giorno Zeus, il re degli dèi, scorse Callisto nei boschi e fu travolto dall’idea di possederla. Prese le sembianze di Artemide e così apparve a Callisto mentre, questa, nuda, stava facendo il bagno. Callisto, vedendo che si trattava delle sua amata maestra Artemide, abbassò la guardia. Ma poi Zeus assunse di nuovo la propria forma e la sedusse, secondo alcuni con l’astuzia, secondo altri con la forza. E Callisto rimase incinta e Cercò di nascondere ad Artemide il ventre sempre più prominente.
A quel punto però la vera Artemide sorprese Callisto al bagno e si accorse del ventre gonfio. La dea si infuriò così tanto per il fatto che, apparentemente Callisto avesse infranto la promessa di rimanere vergine, che la esiliò, condannandola a vagare per i boschi e a dare alla luce il figlio da sola.
Poi arrivo Era, la moglie follemente gelosa di Zeus, che aveva saputo cosa era accaduto e che stava dando la caccia a Callisto. Quando la trovò la gettò a terra, e a quel punto Callisto, per grazia degli dèi, fu trasformata in un’orsa.
Da allora in avanti, a Callisto fu data la caccia in mondo del tutto diverso. Il figlio che partorì le fu portato via e venne allevato dai semidei. E Callisto continuò a vagare, sempre più vulnerabile di fronte ai cacciatori e alla mancanza di cibo e acqua.
Gli anni passarono e la vecchia, forte orsa riuscì a schivare tutti i cacciatori e a guarire dalle ferite delle frecce che andavano a segno ma che non uccidevano.
Un giorno l’orsa scorse un giovane cacciatore che avanzava verso di lei. Invece di essere piena di paura, fu colma di felicità, e corse incontro al cacciatore perché era suo figlio… adesso forte e grande.
Il giovane, però, vide soltanto un’orsa che lo stava caricando con le zampe anteriori alzate e gli artigli neri ben in vista. Sollevò il suo arco poderoso per colpire esattamente al centro del cuore dell’orsa e ucciderla.
Zeus, che guardava dall’Olimpo, sollevò Callisto dal bosco. La portò su, su, sempre più su, e l’adagiò delicatamente nel cielo… dove la calda luce bianca del suo amore materno per il figlio la trasformò in un calice di stelle.
Ella, però, provava una tale nostalgia per il figlio che Zeus ne ebbe di nuovo pietà e così sollevò il giovane, portandolo vicino a sua madre e collocando anche lui in cielo.
E così abbiamo l’Orsa Maggiore e sempre, accanto a lei, la sua adorata prole, l’Orsa Minore… e adesso si dice che entrambi illuminino il cielo notturno in modo che coloro che sono sulla Terra possano vedere e sappiano sempre quale direzione hanno davanti e quale sia la prossima strada da imboccare nel loro viaggio.
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