NON SEI CIÒ CHE FAI
Quando ti presenti come lo fai?
Dici semplicemente il tuo nome o lo accompagni con la tua professione, con ciò che fai?
E quando dici la tua professione, come lo dici? Quale verbo utilizzi più spontaneamente?
Lo fai dicendo: “Faccio la maestra. Faccio la dirigente. Faccio ….”, oppure usi il verbo essere e dici: “Sono studentessa. Sono consulente. O ancora impiegata, piuttosto che operaia, mamma, casalinga…”.
Molte si esprimono infatti come se l’attività, il lavoro, i compiti che svolgono siano la loro identità, ciò che sono, ma non è così.
Siamo molto di più!
Partiamo dal fatto che abbiamo più ruoli e non siamo più ruoli: facciamo la mamma, la casalinga, la studentessa, la professionista, la figlia, la moglie e molto altro ancora e che, durante ogni singola giornata, non ne svolgiamo uno solo ma molti e alcuni anche contemporaneamente.
Oltre a tutto questo spesso abbiamo legato il nostro valore, ce lo hanno insegnato sin da piccole, a ciò che facciamo: una donna se non è madre o non è moglie vale di meno; se non ti laurei o non hai un lavoro vali di meno… e se queste convinzioni ti sembrano obsolete prova a pensare a qualcosa del tipo: se non hai un profilo social seguito da migliaia di persone, o se non pubblichi ogni tuo movimento o qualsiasi cosa ti accade (vera o falsa che sia) non sei, non esisti.
Beh ti assicuro che non è così!
Non sei ciò che fai
Nel momento in cui fai dipendere il tuo valore, la tua autostima dai risultati che ottieni o non ottieni è come se ti inchiodassi ad un muro in cui tutto dipende dalla riuscita o meno del tuo operare, dai tuoi successi o insuccessi. Eppure è questo quello in cui credono moltissime persone ogni giorno, in qualsiasi momento e in particolare ciò accade a noi donne.
Sottolineo come questo fenomeno sia più collegato al mondo femminile perché è questo che la società in cui viviamo sembra chiederci: affermare chi siamo attraverso i risultati, le performance che devono essere sempre al massimo, superare quelle maschili per comprovare costantemente il nostro valore.
Tutto questo ancora non basta per avere un pari riconoscimento sociale: a gennaio del 2018 l’ONU ha affermato che, nel mondo, le donne guadagnano una media del 23% in meno degli uomini e che, mentre per le donne la retribuzione – sempre in media – diminuisce del 4% ad ogni nascita, per gli uomini aumenta del 6%.
È un fenomeno che viene chiamato gender pay gap che presente in tutti i Paesi del mondo.
Questa è la società in cui viviamo.
Non credo nelle rivoluzioni e nel combattere contro qualcosa. Nel mondo femminile più antico la parola combattere non esiste, quello che noi possiamo fare da sole o meglio ancora insieme alle altre donne è prendere consapevolezza del mondo attuale, riconoscere che questo è il nostro punto di partenza e cominciare a sviluppare la coscienza del nostro valore individuale che e di gruppo e affermarci con le nostre capacità, competenze, conoscenze, le nostre caratteristiche emotive (le aziende sempre più scelgono persone con un elevato quoziente di intelligenza emotiva perché implementare queste competenze comporta costi elevati dagli esiti incerti, mentre non è così per le competenze tecniche).
Ciascuna donna ha il potere dell’accoglienza, della tolleranza, della visione di insieme, della resilienza, della determinazione…
Quest’elenco non è certamente esaustivo.
Si tratta di peculiarità difficili da misurare, apparentemente sembrano non avere un valore quantificabile precisamente o monetario specifico, ma sono qualità che, inserite nel contesto collettivo, rendono civile una società nel senso più alto del termine, creano un contesto lavorativo un ambiente lavorativo migliore e un’azienda più efficace e redditizia.
Essere consapevole di tutto questo rende il valore di ciascuna donna svincolato da ciò che fa, anzi porta a capovolgere il punto di vista e a considerare il fatto che
SI FA PERCHÉ SI È, PER IL VALORE CHE SI HA
Non lasciarti ingannare dal fatto che ci sono ancora occasioni in cui le persone ti chiedono quale valore ti dai, anche in termini monetari: si tratta di occasioni lavorative, professionali, provocazioni o altro.
In queste situazioni è utile che tu abbia una risposta ma devi essere cosciente che quello che fai in quel momento non è quantificare il tuo valore come persona, stai dando un prezzo, un valore a ciò che fai o che non fai.
Nella tua evoluzione come donna, come essere umano sono importanti entrambe le cose: la consapevolezza del tuo fare ma anche, e soprattutto, la coscienza tuo essere e che il valore di quest’ultimo non può essere determinato a prescindere da te. Ciò implica una tua presa di responsabilità nei riguardi della tua vita: solo tu, in conclusione, puoi dire quanto vali e, se ti sembra di valere poco, hai solo necessità di cominciare un percorso di consapevolezza e crescita personale che ti porti non alla presunzione, all’arroganza ma alla profonda conoscenza di te stessa.
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