PERCHÉ o A CHE SCOPO?
Come insegnante di crescita personale cerco di avere sempre l’attenzione alta in riferimento a quanto mi accade e se qualcosa mi colpisce particolarmente ecco che ci vado a fondo, indago facendomi delle domande.
Farsi le domande giuste quando accade qualcosa consente a ciascuno di portare avanti la propria crescita personale e spirituale, permettendo il raggiungimento dei propri obiettivi (tieni conto che alle volte questi non sono espliciti o totalmente o parzialmente consapevoli).
Quali sono le domande giuste da porsi quando qualcosa ci colpisce in modo specifico?
Ci sono domande migliori di altre?
Come posso riconoscere le domande che mi fanno progredire e quelle che invece mi bloccano?
Quelle più frequenti e più utili sono quelle che consentono una riflessione ampia e che portano ciascuno ad indagare la situazione rispetto a come la si percepisce. Quelle che portano ad esplorare il modo con cui si vivono le esperienze che la vita porta. Le domande che ci accompagnano a riconoscere le emozioni, il modo di percepire sé stessi, gli altri, il mondo.
L’uso della parola “Perché” spesso si rivela controproducente.
“Perché “è una parola frequentemente percepita come accusatoria, che sposta l’attenzione verso gli altri, o sposta la responsabilità di quanto accade al di fuori di sé.
Una delle leggi fondamentali della vita è la LEGGE DELLA RESPONSABILITÀ, la quale dice che ciascuno è responsabile al 100% di ciò che gli accade.
In particolare ciò che accade è PER me e non A me.
La cosa più conveniente che si può fare è trasformare le parole che usiamo cominciando ad utilizzare parole che ci aprono anziché parole a bassa energia che ci limitano.
La parola perché può benissimo essere cambiata in “A CHE SCOPO”.
Frasi come:
- “Perché mi succede…?” diventa “A che scopo mi succede..?”
- “E’ successo perché….” diventa “Lo scopo con cui ho fatto, ho scelto, ho deciso…”
- “Perché lo hai fatto…?” diventa “A che scopo lo hai fatto..?”
E’ semplice cominciare a trasformare il proprio linguaggio, anche se alle volte può non essere immediato. Alle volte è utile farsi sostenere da qualcuno vicino soprattutto nelle fasi iniziali, chiedendogli di farci consapevolizzare su quando e come si utilizza la parola perché, così da consentire il cambio nell’uso dei termini.
Cambiare linguaggio ha anche un altro vantaggio: porsi la domanda “Con che scopo…” prima di scrivere, parlare, fare qualcosa consente di mettersi nella condizione di scegliere in che posizione stare verso la vita, il mondo, gli altri e sé stessi:
AVERE RAGIONE O ESSERE FELICI
A questo punto a ciascuno la scelta da che parte stare.
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